NIVARANA SUTTA

"Monaci, ci sono questi cinque ostacoli. Quali cinque? Il desiderio sensuale, la cattiva volontà, la pigrizia e il torpore, l'inquietudine e l'ansia, il dubbio. Questi sono i cinque ostacoli.

Abbandonando questi cinque ostacoli, si dovrebbero sviluppare i quattro fondamenti della presenza mentale. Quali quattro?

Un monaco sviluppa la contemplazione del corpo nel corpo – ardente, vigile e mentalmente presente – mettendo da parte l'avidità e l'angoscia verso il mondo; sviluppa la contemplazione della sensazione nella sensazione – ardente, vigile e mentalmente presente – mettendo da parte l'avidità e l'angoscia verso il mondo; sviluppa la contemplazione della mente nella mente – ardente, vigile e mentalmente presente – mettendo da parte l'avidità e l'angoscia verso il mondo; sviluppa la contemplazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali – ardente, vigile e mentalmente presente – mettendo da parte l'avidità e l'angoscia verso il mondo.

Abbandonando queste cinque cose che indeboliscono la pratica, si dovrebbero sviluppare i quattro fondamenti della presenza mentale."


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L'ASCETA NUDO  (Acela SUtta)??

Così ho sentito. Una volta il Benedetto soggiornava presso Rajagaha nel Boschetto di Bambù, al Parco degli Scoiattoli. Allora di mattina presto il Benedetto, dopo aver preso mantello e scodella, si recò a Rajagaha per la questua. L'asceta nudo Kassapa lo vide giungere da lontano. Vedendolo, si avvicinò a lui per salutarlo rispettosamente. Dopo aver scambiato cortesi saluti, rimase ad un lato. Poi gli disse: "Vorrei porre alcune domande al Maestro Gotama, se opportuno."
"Non c'è tempo per porre domande, Kassapa. Stiamo entrando in città."
Una seconda volta… Una terza volta Kassapa l'asceta nudo gli disse: "Vorrei porre alcune domande al Maestro Gotama, se opportuno."
"Non c'è tempo per porre domande, Kassapa. Stiamo entrando in città." – rispose di nuovo il Benedetto.
Detto questo, l'asceta nudo Kassapa disse:" Non devo porre molte domande."
"Allora chiedi pure."
"Maestro Gotama, la sofferenza è prodotta da noi stessi?"
"Non pensare così, Kassapa."
"Allora è prodotta da altri?"
"Non pensare così, Kassapa."
"Allora è prodotta sia da altri sia da noi stessi?"
"Non pensare così, Kassapa."
"Allora, se non è prodotta né da noi stessi né da altri, nasce spontaneamente?"
"Non pensare così, Kassapa."
"Allora la sofferenza non esiste?"
"Non dire che la sofferenza non esiste. La sofferenza esiste.
"Allora il Maestro Gotama non vede e non conosce la sofferenza."
"Non parlare in questo modo, Kassapa. Io la conosco la sofferenza. Io la vedo la sofferenza."
"Allora perché quando ho chiesto: "Maestro Gotama, la sofferenza è prodotta da noi stessi?" – mi è stato risposto: "Non pensare così, Kassapa"? Poi, quando ho chiesto: "Allora è prodotta da altri?" – mi è stato risposto: "Non pensare così, Kassapa."? Poi quando ho chiesto: "Allora è prodotta sia da altri sia da noi stessi?" mi è stato risposto: "Non pensare così, Kassapa."? Poi quando ho chiesto: "Allora, se non è prodotta né da noi stessi né da altri, nasce spontaneamente?", mi è stato risposto: "Non pensare così, Kassapa."? Allora spiegami la sofferenza, Benedetto. Insegnami la sofferenza, Benedetto."
"Colui che agisce è lo stesso che sperimenta (il risultato delle proprie azioni)": presuppone la dottrina eterna lista. 'La sofferenza è prodotta da noi stessi.' – Uno agisce ed un altro sperimenta. [cioè l'identità personale non è la stessa quando agisce o sperimenta i risultati delle proprie azioni]: presuppone la dottrina dell'annichilazione. Evitando questi estremi il Tathagata insegna la Via di Mezzo del Dhamma.
Dall'ignoranza come condizione derivano le predisposizioni karmiche;

dalle predisposizioni karmiche derivano il nome e la forma;
dal nome e dalla forma derivano i sei sensi;
dai sei sensi deriva il contatto;
dal contatto deriva la sensazione;
dalla sensazione deriva la brama;
dalla brama deriva l'attaccamento;
dall'attaccamento deriva il divenire;
dal divenire deriva la nascita;
dalla nascita derivano vecchiaia, morte, dolore, sofferenza, lamenti, pene ed angosce.

Tale è l'origine di questa massa di sofferenza e dolore.

Ora dalla cessazione dell'ignoranza deriva la cessazione delle predisposizioni karmiche. Dalla cessazione delle predisposizioni karmiche deriva la cessazione del nome e forma. Dalla cessazione del nome e della forma deriva la cessazione dei sei sensi. Dalla cessazione dei sei sensi deriva la cessazione del contatto. Dalla cessazione del contatto deriva la cessazione della sensazione. Dalla cessazione della sensazione deriva la cessazione della brama. Dalla cessazione della brama deriva la cessazione dell'attaccamento. Dalla cessazione dell'attaccamento deriva la cessazione del divenire. Dalla cessazione del divenire deriva la cessazione della nascita. Dalla cessazione della nascita deriva la cessazione della vecchiaia, della morte, del dolore, della sofferenza, dei lamenti, delle pene e delle angosce. Così cessa questa massa di sofferenza e dolore".

Dopo queste parole, l'asceta nudo Kassapa esclamò: "Magnifico, Maestro Gotama! Straordinario! Proprio come se si rivoltasse ciò che era capovolto, si rivelasse ciò che era nascosto, fosse mostrata la via a chi si era smarrito, o venisse recata una luce nell'oscurità in modo che chi ha occhi possa vedere le forme, allo stesso modo il Maestro Gotama — con vari metodi — ha reso chiaro il Dhamma. Io prendo rifugio nel Maestro Gotama, nel Dhamma, e nella comunità dei monaci. Possa io ottenere l'ordinazione come monaco alla presenza del Maestro Gotama."
"Kassapa chi è appartenuto ad una setta e desidera seguire il sentiero di pratica e prendere l'ordinazione in questa dottrina e disciplina, deve prepararsi per quattro mesi. Se, dopo questi mesi, i monaci sono d'accordo, gli daranno il noviziato e l'ammetteranno nel Sangha. Inoltre io conosco le differenze fra gli individui."
"Signore, allora, mi preparerò per quattro anni. Se, dopo questi quattro anni, i monaci saranno d'accordo, mi daranno il noviziato e mi ammetteranno nel Sangha."
Allora l'asceta nudo Kassapa ottenne l'ordinazione alla presenza del Benedetto. Non molto tempo dopo – dimorando solitario, ardente e risoluto – raggiunse la suprema meta della vita, per la quale i saggi lasciano la casa per l'ascetismo, avendo realizzato da solo la retta conoscenza in questa stessa vita. Così egli conobbe: "La nascita è finita, la vita santa realizzata, compiuto il compito. Non ci saranno altre rinascite in questo mondo".
Così il Ven. Kassapa divenne un altro degli Arahant.